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La nostra proposta educativa

 

Se la lotta tra l’adulto e il bambino finisse nella «pace», e l’adulto accettando le condizioni infantili cercasse di aiutarle, egli potrebbe avanzare verso uno dei godimenti più eccelsi che la natura gli abbia offerto in dono: quello di seguire il bambino nel suo sviluppo naturale, di vedere svolgere l’uomo. Se il bocciolo di rosa che s’apre è diventato un luogo comune di poesia, che più sarà l’anima infantile che si manifesta? Ora questo dono ineffabile che ci fu messo accanto, affinché il miracolo ci accompagnasse e ci confortasse, noi lo calpestiamo con ira, bestemmiando come forsennati.

Maria Montessori

 

La nostra scuola nasce dall’esigenza di creare un nuovo percorso d’istruzione, nel quale la famiglia torna a essere protagonista dell’educazione dei propri figli e dove il bambino diventa soggetto attivo dell’apprendimento.

 

  • Pedagogia attiva

Secondo la pedagogia attiva il bambino partecipa attivamente al suo percorso costruttivo. Vorremmo che nel processo di apprendimento il fanciullo non venga visto come un contenitore d’informazioni, ma come una persona grande alla quale dobbiamo rispetto e comprensione. È importante ricordare che nell’uomo c’è un'attitudine speciale, parte della sua natura e che ne determina il carattere, i gusti e l’interesse. Compito dell’insegnante e dei genitori è vedere un bambino che non esiste ancora e che si rivelerà per mezzo del lavoro. Per questo vorremmo sostituire la lezione frontale per poter offrire al bambino i materiali più adatti alla sua inclinazione e lasciarlo lavorare. Questo permetterà di mantenere viva la sua curiosità e di costruire l’attenzione, la volontà, l’intelligenza e l’immaginazione.

Desideriamo crescere dei bambini che non rimangano passivi in attesa di aver completato il loro percorso di studi. La possibilità di vedere un ragazzo che cresce secondo lo spirito che gli è stato donato, e che coltivandolo arriva al raggiungimento degli obbiettivi è uno spettacolo al quale speriamo di poter assistere.

 

  • La maestra unica

     

La gioia più grande della maestra sarà quella di assistere alle manifestazioni dello spirito, che vengono a compensare la sua fede. Ecco il bambino quale dovrebbe essere: il lavoratore infaticabile, l’alunno tranquillo che si impegna volentieri con tutte le sue forze, che cerca di aiutare il debole, mentre sa come rispettare l’indipendenza degli altri: insomma, il bambino autentico.

In passato la sua maggiore soddisfazione era forse quella di ricevere il più alto stipendio possibile, lavorando solo lo stretto necessario; trovava anche un certo appagamento nell’esercitare il suo potere e la sua influenza, e la sua massima aspirazione era quella di diventare direttrice o ispettrice. Ma non vi era gioia in tutto questo, e volentieri vi si rinuncerebbe in cambio della felicità spirituale, tanto più alta e intensa, che il bambino può dare, perché «di loro è il regno dei cieli».

Maria Montessori

 

 

Uno dei punti fondamentali della scuola parentale è la possibilità di scegliere l’insegnante che percorrerà con i bambini i 5 anni della primaria. La figura che cerchiamo non deve vedere i suoi sforzi finalizzati a un mestiere ma a una missione; una persona scelta e inviata a coltivare la curiosità e la voglia di apprendere dei nostri fanciulli.

Una figura che incoraggi, non con lodi o premi, ma attraverso l’accompagnamento costante del bambino e l’impegno a proporgli materiali, attività e spazi. La maestra deve preparare attentamente le attività, aiutare, facilitare e organizzare, disporre gli strumenti per gli alunni.

Sarà sostenuta e aiutata dai genitori, i quali potranno affidarle i loro figli coscienti che il lavoro che svolgeranno è finalizzato alla loro crescita personale; per questo, insieme, diverranno delle mura solide sulle quali il bambino saprà sempre di potersi appoggiare.

 

Per capire come dovrebbe essere un insegnante basterebbe chiederlo ai bambini e ai ragazzi: loro lo sanno […]. Innanzitutto un aspetto e un comportamento mite, per nulla aggressivo. Non sono nemmeno competitivi, ma lenti come il motore di un trattore. E soprattutto non conoscono l’indifferenza, ma sanno l’empatia e consapevolmente la alternano alla distanza: entrano in sintonia con ciascuno dei ragazzi per sentire di ognuno, le aspettative, i sogni, le paure i blocchi; li elaborano da adulti e restituiscono risposte che li comprendono e li rispettano, lentamente erodendo i limiti e liberando le capacità individuali.

Maria Montessori

 

  • Tempo per la famiglia

Desideriamo che i genitori partecipino attivamente al processo di apprendimento: sceglieranno i maestri e gli educatori e con essi collaboreranno, secondo le loro possibilità di tempo e attitudini, sostenendo il percorso educativo dei propri figli.

Perché il bambino, se possibile, possa avere più tempo per stare in famiglia: infatti pensiamo che l’orario dedicato alla scuola debba esser limitato solo al mattino.

Per venire incontro alle esigenze lavorative dei genitori saranno attivati, due pomeriggi.

 

  • Piccole classi

 

Per permettere alla classe di interagire e camminare unitamente pensiamo sia necessario mantenere un numero massimo di 10 alunni.

Desideriamo una classe dove il bambino possa costruire uno spirito critico e riflessivo, dove si coltivino le relazioni personali, la condivisione e la comunicazione, aspetti essenziali del rispetto reciproco e della solidarietà. Questo permetterà anche all’insegnante di dedicarsi con più attenzione ai fanciulli che presentano qualche handicap o limitazione senza doverli isolare dagli altri ma rendendoli una ricchezza per la classe.

Il numero piccolo permette inoltre la possibilità di muoversi per la città in maniera autonoma e di intraprendere settimanali uscite ambientali o didattiche.

 

  • Un contesto cristiano

 

Partendo dalla nostra esperienza di fede, che ci ha fatto incontrare e ci ha permesso di dialogare, crediamo che il contesto adatto per far crescere i nostri figli sia quello cristiano, basato sull’amore e il perdono.

Ci piace pensare all’insegnante come alla guida che possa indicare la felicità agli alunni, accompagnandoli nella conoscenza del Creato e nel godere dell’apprendimento come dono.

Con questo non intendiamo fare alcuna discriminazione religiosa o proselitismo, anzi, perché il Cristianesimo è innanzitutto accoglienza, disponibilità, apertura verso il diverso.

L’inizio e la fine della giornata saranno scanditi dalla preghiera e nei tempi forti (avvento, quaresima) ci saranno dei momenti di comunione.

Le classi svilupperanno ogni anno un tema, ognuna secondo le proprie capacità, che avrà come fine ultimo la scoperta del “bello” nell’essere cristiani oggi.

 

  1. La nostra settimana

     

La settimana dei nostri studenti avrà un alternarsi di materie giornaliere, esattamente come nella scuola tradizionale. La differenza dunque non sarà nelle materie di studio ma nella possibilità di dare al bambino dei tempi adatti a lui.

La mattina si svolgerà tra le 8.30 e le 13, con un ampio spazio temporale dedicato alla ricreazione.

Ci saranno due pomeriggi di rientro scolastico. In questi giorni dalle 13.00 alle 14.30 i bambini si dedicheranno al pranzo al sacco e al gioco così d’affrontare con una buona energia le lezioni di educazione fisica (che includerà anche lezioni di Yoga) e arte.

Presso l’oratorio San Lanfranco, che ospita la nostra scuola, è attivo da 10 anni un dopo scuola gratuito il martedì e il giovedì, dalle 15.30-18.00, del quale potranno usufruire le famiglie.

2. Le valutazioni

 

Nella scuola tradizionale solitamente viene utilizzata l’etero-valutazione, cioè l’onere di valutare è prerogativa dell’insegnante o dell’educatore. Pensiamo invece che l’autovalutazione sia una competenza da costruire nel corso degli anni scolastici. Il bambino deve avere la possibilità di confrontarsi con le proprie capacità e con i propri limiti, deve avere la possibilità di riconoscere quando sbaglia e quando eccelle. Strutturare un giudizio oggettivo di se stessi, indipendentemente dal giudizio della classe è un compito arduo. Per questo ci piacerebbe affrontare insieme ai genitori e all’insegnante un’esperienza nuova nell’ambito della valutazione, che comprenda al suo interno l’autovalutazione, la co-valutazione e l’etero-valutazione. Abbiamo perciò pensato alla creazione di un vero e proprio metodo che accompagni il bambino nel corso dei 5 anni. Un cammino strutturato che lo aiuti ad avere una visione esterna ed oggettiva del proprio lavoro, che gli permetta di accettare il giudizio sociale (classe) e che abbia come punto finale il giudizio dell’educatore. Per questo ci siamo affidati allo psicologo Giovanni Petrichella, il quale si occuperà di sviluppare il metodo e fare ricerca in questo ambito.

 

3. L’ambiente

 

Gli spazi chiusi, l’immobilità del corpo, l’esercizio esclusivamente cognitivo e le gite programmate non riescono a garantire il raggiungimento dell’obiettivo che si cerca di raggiungere: un autentico interesse per la conoscenza.

L’asilo nel bosco, Emilio Manes

 

L’ambiente che ci proponiamo di creare vuole dare importanza alla creatività, al movimento e al contatto con la natura, aspetti che consideriamo fondamentali per una vita piena.

Affascinati dall’esperienza della outdoor education, o pedagogia dei boschi, crediamo che il contatto con la natura sia fondamentale. La possibilità di muoversi e scoprire il mondo che li circonda crea nei bambini un’innata curiosità e una naturale voglia di apprendere. Questo si può sviluppare girando per la città, coltivando un orto, avendo cura di se stessi e dell’ambiente in cui si vive. Pertanto sarà settimanale, se non addirittura quotidiano, l’impegno a vivere fuori dalla classe.

L’ambiente interno avrà la stessa importanza di quello esterno. La classe avrà pochi mobili, che dovranno essere leggeri, semplici ed economici. Nella classe ci dovrà essere spazio a sufficienza per muoversi e creare, ma soprattutto l’ambiente dovrà accogliere in sé il bello e l’artistico.

La pulizia e l’ordine saranno gestiti dai genitori e dai volontari, ma saranno i bambini stessi a prendersi cura della loro classe. Alla fine di ogni giornata gli alunni si dedicheranno a un momento di riordino e pulizia, la maestra fornirà loro gli strumenti idonei e non nocivi per prendersi cura del proprio spazio. Crediamo che aver cura degli ambienti comuni insegni ai bambini il rispetto dell’ambiente in cui viviamo e la gratitudine per i servizi che riceviamo.

 

4. Le discipline

 

Come possiamo insegnare cosa sia il corso di un fiume senza poterlo vedere con i nostri occhi? Scoprire come dal seme nasca un frutto senza poterlo coltivare? Spiegare la guerra senza vedere i resti storici della nostra città?

 

Le materie che verranno esplorate nei corso dei 5 anni sono: Italiano, Matematica, Scienze, Geografia, Storia, Musica, Arte e Immagine, Inglese, Educazione fisica e Educazione ambientale.

L’unica materia che tradizionalmente non si trova sui programmi scolastici sarà l’educazione ambientale. Nella tabella oraria verrà segnalata all’interno dello studio delle materie di scienze, storia e geografia.

Ogni bambino verrà reso partecipe e attivo della vita della scuola. I bambini si occuperanno di segnare la loro presenza sul tabellone annuale, annotare le condizioni meteorologiche e scegliere insieme alla maestra il progetto da sviluppare. Per poter rispondere nel breve tempo alle curiosità e agli interessi dei fanciulli verrà creata una bacheca di classe dove si annoteranno le loro domande. Settimanalmente, in base all’ampiezza dell’argomento, la maestra cercherà con loro le risposte ai loro quesiti.

Verrà inoltre allestita in classe una linea del tempo sulla quale verranno indicati i fatti storici in successione cronologica. Questo permetterà di comprendere la cronologia dei fatti storici, la contemporaneità e la durata di un avvenimento.

Abbiamo definito un orario perché possa essere visibile agli occhi dei genitori che ci sarà l’impegno da parte dell’insegnante di dedicare del tempo ad ogni disciplina, ma questo non dev’essere confuso con un insegnamento settoriale e rigido. Ogni settimana ci dedicheremo allo sviluppo di un progetto nel quale tutte le materie lavoreranno in armonia per realizzare la vera esperienza della multidisciplinarietà che ritroviamo nelle indicazioni nazionali del primo ciclo di istruzione:

 

Fin dalla scuola dell’infanzia, nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado l’attività didattica è orientata alla qualità dell’apprendimento di ciascun alunno e non ad una sequenza lineare, e necessariamente incompleta, di contenuti disciplinari. I docenti, in stretta collaborazione, promuovono attività significative nelle quali gli strumenti e i metodi caratteristici delle discipline si confrontano e si intrecciano tra loro, evitando trattazioni di argomenti distanti dall’esperienza e frammentati in nozioni da memorizzare.

Le discipline, così come noi le conosciamo, sono state storicamente separate l’una dall’altra da confini convenzionali che non hanno alcun riscontro con l’unitarietà tipica dei processi di apprendimento. Ogni persona, a scuola come nella vita, impara infatti attingendo liberamente dalla sua esperienza, dalle conoscenze o dalle discipline, elaborandole con un’attività continua e autonoma.

Oggi, inoltre, le stesse fondamenta delle discipline sono caratterizzate da un’intrinseca complessità e da vaste aree di connessione che rendono improponibili rigide separazioni.

Nelle Indicazioni le discipline non sono aggregate in aree precostituite per non favorire un’affinità più intensa tra alcune rispetto ad altre, volendo rafforzare così trasversalità e interconnessioni più ampie e assicurare l’unitarietà del loro insegnamento. Sul piano organizzativo e didattico la definizione di aree o di assi funzionali all’ottimale utilizzazione delle risorse è comunque rimessa all’autonoma valutazione di ogni scuola.

Un ruolo strategico essenziale svolge l’acquisizione di efficaci competenze comunicative nella lingua italiana che non è responsabilità del solo insegnante di italiano ma è compito condiviso da tutti gli insegnanti, ciascuno per la propria area o disciplina, al fine di curare in ogni campo una precisa espressione scritta ed orale.

Indicazioni nazionali per il curricolo

della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione

 

5. Il metodo

 

Il capitolo del metodo pur essendo quello più importante, non potrà mai essere completo e riportare dettagliatamente il “modus operandi” dell’insegnante.

La maestra avrà l’arduo compito di osservare e comprendere la classe con cui dovrà lavorare. Non esiste un metodo che calzi a pennello al singolo individuo ma esistono dei metodi universali che ben calzano su vari alunni.

Per eccellenza il metodo Montessori ha il più alto numero di studi scientifici e reviews che ne certificano l’efficacia. Per questo riteniamo che il modo di vedere il bambino di Maria Montessori, e il suo metodo di osservazione possano essere la base su cui lavoreranno i nostri insegnanti.

Con questo non proponiamo una scuola a didattica montessoriana, ma la condotta che avrà l’insegnante dovrà fondare le sue radici nel rispetto di ciò che il bambino sa fare, nello sperimentare quotidianamente le sue conoscenze e nel sostenere le sue potenzialità aiutandolo a riconoscere e migliorare i propri limiti.

Sarà doveroso creare un’armonia tra le varie pedagogie che hanno avuto un valido riconoscimento educativo negli ultimi anni.

Per la matematica e l’italiano utilizzeremo il metodo analogico di Camillo Bortolato.

 

Il metodo analogico è la rivalutazione dei sentimenti, delle immagini e delle emozioni cioè della correttezza epistemologica nell’apprendimento. Per questo non ambisce ad introdurre qualcosa di nuovo, ma unicamente ad avvicinarsi, per quanto possibile, al modo naturale di apprendere che i bambini hanno fuori e prima di venire a scuola, perché è quello giusto. Potrebbe essere definito il “modo normale” di apprendere per distinguerlo da quello scolastico. Per conoscerlo, non viene richiesta una nuova alfabetizzazione ma una riscoperta di se stessi. Lo sforzo è capire come funziona la nostra mente, per cui scopo non servirebbero molti studi essendo l’oggetto della nostra attenzione dentro di noi. Basterebbe riuscire a guardare dentro noi stessi. Poiché ciascuno di noi è stato bambino.

Camillo Bortolato

 

Per l’arte prenderemo spunto dal pedagogista Arno Stern, che ha avuto il merito di restituire ai bambini il gioco della pittura. Nella visione di Stern si parla di Gioco della pittura, ossia l’esperienza di tracciare il proprio segno in un ambiente protetto e isolato, che libera i bambini dai giudizi riguardanti il “bello“ e il “brutto” e permette di creare nel fanciullo la consapevolezza della propria competenza.

Il Progetto Educativo

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